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iDon’t: curare la dipendenza da smartphone

iDon’t: curare la dipendenza da smartphone
Marco Albano

Marco Albano

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È inutile negarlo: le app stanno alterando i ritmi della vita. Non si contano i momenti della giornata in cui si cerca lo schermo dello smartphone in attesa di notifiche, like e messaggi.

Succede ovunque: nell’oscurità del cinema noterai il bagliore di un telefono, una suoneria interromperà il concerto che ti stai godendo e una notifica sarà sempre pronta a far saltare il tuo pisolino sul divano.

Fosse solo questo…ti è mai capitato di dimenticare il telefono a casa e andare a una cena con amici? Probabilmente ti troverai isolato e senza nulla da fare mentre tutta la gente intorno a te guarda in basso. Non è un caso che poi nascano pagine come We Never Look Up in cui si raccolgono foto di persone con il capo chino che guardano lo schermo del proprio telefono.

Qualche giorno fa ho preso la metropolitana e nel vagone con me c’erano 9 persone. Solo 2 di 9 avevano le mani libere dallo smartphone. La maggior parte usano Whatsapp, Facebook, Candy Crush o Instagram. Sono persone che magari incrocio giornalmente e che ogni mattina seguono la stessa routine.

Foto: We Never Look Up

In paesi come gli Stati Uniti la dipendenza dalle app è considerata una vera e propria patologia. Nel nostro paese forse ancora non si è pienamente coscienti di come la tecnologia stia alterando le abitudini di noi tutti.

La soluzione non è rinunciare al proprio smartphone o spegnere il PC. La ricetta è l’equilibrio, ma alle volte staccarsi da Facebook o spegnere Whatsapp è davvero un’impresa titanica.

Nel mondo sono state avviate diverse campagne per sensibilizzare gli utenti a fare un uso responsabile della tecnologia. Una delle più celebri è quella che ha come slogan Not On App Store.

Foto: Not On App Store

È importante usare in maniera responsabile qualsiasi tipo di dispositivo mobile. Per imporsi un freno al digitale e tornare a godersi i momenti “analogici” della vita esiste un’applicazione tutta italiana. Si chiama iDon’t ed è opera di Tommaso Martelli, una persona che per lavoro si divide tra agenzie di comunicazione web, social media e marketing.

Ho pensato a questa applicazione il giorno in cui ha visto scontrarsi due persone per strada. Entrambe avevano gli occhi sul loro telefono.

Per curare la dipendenza dei mobile addicted ha inventato un’app che ti segue un po’ come uno psicologo. Perché arriva un momento in cui è necessario fermarsi.

Tommaso ha ricevuto il prezioso aiuto di una psicologa che si occupa di dipendenze di ogni tipo. In questo modo ha avuto accesso ad alcuni test per capire i gradi e le differenze tra le patologie.

Per prima cosa devi rispondere alle 10 domande per scoprire il livello della tua dipendenza da smartphone. In questo modo puoi capire anche quante ore spendi ogni giorno tra le app.

iDon’t ti permette di limitare le ore d’utilizzo bloccando le applicazioni. Se superi il 75% del tempo impostato il telefono ti lascerà solo telefonare, usare gli sms e consultare la tua email.

Meglio avere le idee chiare sulla propria dieta da app. Disintossicarsi non è facile e devi davvero volerlo. Per questo ti raccomandiamo di installare iDon’t solo se realmente credi di passare troppe ore davanti allo schermo del tuo smartphone.

Una nota in chiusura: Tommaso ci ha detto di avere in cantiere una nuova versione dell’applicazione studiata per mettere in contatto gli utenti. La nuova versione permetterà di condividere le proprie esperienze, consigliare luoghi in cui isolarsi dalla tecnologia e fare un po’ di sano digital detox.

Siamo sicuri che quest’app continuera a far parlare di sé.

Scarica iDon’t per Android e visita il sito ufficiale dell’app

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