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Vivere senza social network è possibile, ma ha un prezzo

Marco Albano

Marco Albano

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Devo riconoscerlo, ho una dipendenza da social network. Facebook, Twitter, Tumblr, Pinterest, Linkedin sono le mie mete digitali preferite. Poi c’è WhatsApp, non proprio un social, ma uno strumento necessario per restare sempre in contatto con gli amici.

Secondo un recente studio, sempre più gente accede ai social network per noia. Si entra in Facebook senza una ragione precisa e si va alla ricerca. Be’, non era poi così difficile da intuire. Il punto però non è questo, perché si entri nei social, il problema è capire se realmente è utile entrarci così spesso.

Vivere senza social network è possibile, ma ha un prezzo

Mi collego più di una volta al giorno, per informarmi e semplicemente per vedere cosa succede intorno a me, nell’immensa piazza digitale. Uso i social quotidianamente per lavoro, una cosa che mi permette di evitare una navigazione non sense.

Ma cosa succede quando si spengono i social e cadono le connessioni?

Tra scommessa ed esperimento

Pensare di vivere una settimana senza social e Whatsapp è qualcosa che non sarei riuscito nemmeno lontanamente a contemplare. Eppure è successo. Tutto è cominciato conversando in ufficio con Marina, la mia collega.

Chissà come si starebbe una settimana senza social…

Non l’avessi mai detto, l’occasione era troppo invitante. Una scommessa, bella e buona, da raccontare in un articolo. Di sicuro ce ne sono molti in giro di articoli così. Per questo mi sono concentrato sulla mia esperienza personale segnandomi tutto ciò che è cambiato nella mia vita quotidiana.

Ho resistito alla tentazione…

Come è la mia giornata tipo senza social? Cosa ho scoperto al termine dell’esperimento? Ho passato 6 giorni senza Facebook, Twitter, WhatsApp e Tumblr ma, durante l’esperimento, ho usato solo la mia email e la chat di Gmail.

Le piccole abitudini e gli incidenti di percorso

Il primo giorno senza social è stato un vero e proprio incubo. Davo per scontato che me la sarei potuta cavare egregiamente e, senza timori, ho disattivato tutto. Stop ai dati di rete del mio smartphone e log-out da tutti i social. Sono praticamente tornato negli anni ’90.

Ho notato che, le prime a cadere, sono le abitudini, quelle semplici azioni che compi ogni giorno senza accorgertene. Gesti a cui non dai peso, che ormai però rientrano nella tua routine.

Quando arrivo a lavoro e quando esco mi piace inviare un messaggio con WhatsApp alla mia ragazza, semplicemente per dirle che va tutto bene e che in poco tempo sarò a casa. Non ho potuto farlo e devo riconoscere che chiamare in quel caso non è lo stesso; perché il messaggio, quel messaggio è ormai una tradizione per me.

La sveglia al mattino o il momento dopo cena hanno riacquisito la loro accezione prettamente culinaria. Non sfoglio nessuna timeline mentre mangio. Sembra strano ma il primo giorno senza social è un po’ uno shock.

Lavoro e appuntamenti: un disastro

Il secondo giorno è stato peggio del primo. Uso i social anche per lavoro e mi sono completamente dimenticato di essere in contatto con persone da intervistare. Avrei ricevuto le risposte alle interviste via Facebook. Non sapevo come sistemare la cosa.

Non avevo l’indirizzo email del mio contatto e non sapevo come raggiungerlo. Sono stato in ansia per un giorno intero. Alla fine però, ho avuto fortuna. Il ragazzo che intervistavo ha avuto la premura di inviarmi tutto anche via email, visto che non gli stavo rispondendo in Facebook.

Alla sera, altri problemi. Un amico arrivava dall’Inghilterra a farmi visita e mi avrebbe avvisato via Whatsapp una volta giunto all’aeroporto. Ho provato a chiamarlo per dirgli che ero senza whatsapp ma aveva il telefono spento, forse scarico. L’ho aspettato all’uscita della metro per più di un’ora. Alla fine, una volta arrivato mi ha chiesto: “hai ricevuto il mio messaggio vero? Ti ho detto che ero in ritardo”.

Per non parlare dei gruppi di Facebook, degli eventi e delle conversazioni tra amici in Whatsapp. L’oblio assoluto, il mondo va avanti anche senza di te. Compleanni? Cene? Prove con la band?

Tra i pochi che hanno provato a raggiungermi in un modo alternativo vi sono i miei genitori. La cosa strana è che non mi hanno inviato un SMS, ma hanno scritto con WhatsApp alla mia ragazza chiedendole se stessi bene. Fantastico.
Se non fosse stato per la mia ragazza, appunto, sarebbe stata l’oscurità totale a livello “social”.

Servono tutte queste reti?

È stata una settimana difficile, ma finalmente posso trarre delle conclusioni dalla mia esperienza. Vivere senza social è un’impresa complessa, ma non impossibile. Di sicuro non è tutto necessario.

Ho scoperto, per esempio, che Whatsapp è indispensabile. La gente ha perso l’abitudine di chiamare e, se non ti fai sentire, danno per scontato che tu stia bene, magari pensano che tu sia in vacanza e ti stai rilassando per qualche giorno.

Tornare agli SMS è impensabile. Per altro, non avevo mai inviato un SMS prima della settimana scorsa con il mio smartphone e non è assolutamente comodo.

Per quanto riguarda i social network ho percepito l’assenza di Facebook come qualcosa di positivo, quasi non ho sentito la mancanza del social network di Marck Zuckerberg. Ho veramente sofferto, invece, l’assenza di Twitter. Togliendo dalla mia giornata Facebook ho guadagnato tempo prezioso senza perdere informazioni di qualità.

Twitter e il suo feed costante di notizie, invece, mi è mancato molto. Non ho potuto seguire gli aggiornamenti e questo ha inciso molto sulla quantità e qualità delle letture quotidiane. Per quanto riguarda Linkedin, Tumblr e Pinterest il problema è ancor più irrilevante.

Il prezzo di vivere senza connessioni

Cosa ho imparato da questa esperienza? Uscire per qualche giorno dalle meccaniche dei social network serve a filtrare e capire cosa veramente cerchiamo nella rete. Nel mio caso il digiuno digitale mi ha aiutato a capire di cosa non ho bisogno. Allo stesso tempo la scommessa mi ha fatto valutare sotto un’altra ottica le piccole abitudini.

Non poter inviare un messaggio o una foto ai tuoi cari incide realmente sull’umore e ti può cambiare la giornata. Si tratta quindi di un’esperienza utile che forse non tutti sentono l’esigenza di provare ma che consiglio caldamente.

Ciò che si ottiene alla fine è una visione più lucida sui contenuti, fatti e gossip che realmente cerchiamo in rete. Alle volte ci si rende conto che la domanda reale non è “cosa voglio leggere”, ma “voglio veramente leggere questo?”.

A quel punto navigare, chattare, la commistione reale e virtuale assumerà tutto un altro senso.

Fammi sapere cosa ne pensi e se anche tu hai fatto o faresti quest’esperimento!

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